Onorevoli Colleghi! - Una corretta e illuminata gestione delle risorse idriche, espressione con cui si indicano, in senso generale, tutte le varie forme di disponibilità dell'acqua, è oggi d'importanza primaria: come è noto non si può vivere senza acqua e perciò la storia umana è indissolubilmente legata alla sua disponibilità, che ha sempre rappresentato un parametro importantissimo negli insediamenti umani.

      L'evoluzione scientifica e tecnologica, che, in maniera più o meno continua ha caratterizzato gli ultimi due secoli, ha determinato uno sviluppo industriale e demografico senza precedenti che, insieme al progressivo mutamento delle condizioni geografico-climatiche, hanno richiesto un sempre maggiore bisogno d'acqua, ormai utilizzata non solo per scopi potabili, ma anche nell'agricoltura e nell'industria.
      A fronte di una richiesta sicuramente crescente per motivi economici, politici e sociali, l'uomo ha dovuto fare i conti con una non uniforme distribuzione sul territorio e con una riduzione significativa delle riserve idriche che, nei Paesi sviluppati, è stata attribuita principalmente a due fattori: la diminuzione delle precipitazioni e una maggiore evaporazione dell'acqua dovuta al riscaldamento globale.
      L'acqua, come è stato rilevato da più parti, è ormai «una questione politica», che necessita di concreti interventi che individuino chiaramente cosa fare, chi debba agire e quando. La sua importanza

 

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quale patrimonio dell'umanità è universalmente riconosciuta. L'etica e il buon senso suggeriscono di non sottovalutare un bene così prezioso, e l'uso consapevole e razionale della risorsa è il solo modo per non dilapidare tale patrimonio.
      L'Italia è potenzialmente molto ricca di acque, di cui molte di altissima qualità, ma la distribuzione è fortemente differenziata sul territorio nazionale, in quanto a una particolare ricchezza e disponibilità di acque nel nord e nel centro Italia, si contrappone una carenza di risorse idriche nelle regioni del Mezzogiorno e nelle isole, con l'aggravio di una rete di distribuzione inadeguata, con perdite di carico stimate dal 30 per cento al 40 per cento e oltre; situazioni ulteriormente penalizzate da insufficienze e da inadeguatezze nello sfruttamento nei bacini imbriferi naturali nonché negli invasi idrici di ritenuta.
      Le siccità ricorrenti, che colpiscono inusitatamente zone del Paese tipicamente non soggette a tali eventi, aggravate dalla crescita continua dei consumi (si registra in Italia uno dei più elevati consumi idrici pro capite del mondo), seguite da episodi di rilevanti precipitazioni, hanno un notevole impatto sull'agricoltura e sull'ambiente, comportando la necessità di un'attenta azione politica volta ad adottare misure e comportamenti idonei a un razionale uso delle acque.
      La presente proposta di legge provvede al riordino della normativa nazionale in materia di servizio idrico di cui alla parte terza, sezione III, titolo II, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, al fine di favorire la più ampia diffusione dei princìpi di concorrenza nonché di garantire il diritto di tutti gli utenti alla universalità e all'accessibilità dei servizi idrici, assicurando un adeguato livello di tutela secondo i princìpi di sussidiarietà, proporzionalità e leale cooperazione.
      Per il conseguimento di queste finalità gli obiettivi sono quelli di: a) riorganizzare il servizio idrico su base provinciale al fine di ottimizzare e di ridurre i costi di funzionamento; b) semplificare le procedure di affidamento della gestione dei servizi al fine di realizzare un contesto concorrenziale più favorevole in conformità ai princìpi comunitari in materia di appalti e servizi pubblici; c) favorire, a parità di servizio reso e di qualità della vita, un uso più razionale delle risorse idriche tramite l'adozione di interventi diretti alla promozione del risparmio idrico e al contenimento dei consumi; d) promuovere la realizzazione di nuove infrastrutture idriche necessarie per il funzionamerito della rete, tramite il ricorso a finanziamenti comunitari, l'accesso al credito e l'istituzione presso la Cassa depositi e prestiti di un apposito fondo di rotazione; e) favorire una politica tariffaria collegata agli investimenti.
      Si propone, dunque, lo scioglimento degli ambiti territoriali ottimali (ATO), gli enti intermedi sovracomunali che si occupano della gestione del servizio idrico integrato, attribuendone la competenza alle province, assicurando così una maggiore efficienza del servizio e una riduzione dei soggetti deputati alle decisioni con conseguenti abbattimento dei costi e semplificazione delle procedure. L'unica eccezione all'applicazione delle disposizioni citate è prevista per i comuni con popolazione superiore a 100.000 abitanti, che possono provvedere direttamente all'organizzazione del servizio idrico e in modo distinto da quella della provincia, in conformità di princìpi di sussidiarietà e di adeguatezza. Fermo restando il principio per cui l'acqua è un bene primario non cedibile e che, pertanto, le reti che ne consentono la diffusione devono restare in mano pubblica, si prevede la possibilità di coinvolgere l'imprenditoria privata nella gestione del servizio idrico integrato mediante gare pubbliche al fine di reperire risorse finanziarie e di adottare criteri di maggiore efficienza ed economicità.
 

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